mercoledì 12 dicembre 2012

Dalla parrocchia di Arvaiheer


La neve crea sempre un’atmosfera speciale, quasi magica, difficile da descrivere. Qui nella nostra missione in Mongolia, ora che e’ tutto ricoperto da quella candida coltre bianca, si percepisce un senso di pace e di silenzio. La poesia, pero’, lascia subito spazio alla dura realta’ di freddo e sofferenza di molte famiglie mongole, che scarseggiano di legna e di carbone. Il lungo e rigido inverno e’ iniziato da un bel po’!


Un luogo caldo e accogliente e’ la tenda-gher cappella in Arvaiheer, da 5 mesi diventata parrocchia. Riscaldata al centro da una grande stufa mongola, attrae ogni giorno alcune – non molte, ma fedelissime – persone per la preghiera e la messa. Buio, vento, neve, bufera che imperversino, per Narantuya e altre mamme come lei e’ un appuntamento fisso, seduti attorno il piu’ vicino possibile al focolare. Narantuya spesso viene con il suo figlio Jahnaa di 10 anni. Malgrado la scuola sia iniziata da 2 mesi, scopriamo che non possiede molti dei libri per studiare. Allora insieme andiamo al mercato dove in una bancarella troviamo alcuni libri di seconda mano. Sono molto sgualciti, ma non ho mai visto un bimbo cosi’ felice di poter ora studiare come i suoi compagni.
Sotto la neve, poi, visitiamo alcune famiglie che ci hanno invitato per la cerimonia del taglio dei capelli dei loro bambini, raggiunti l’eta’ di 3 anni. Nella semplicita’ e’ una caratteristica festa di famiglia dove ci si scambiano dolci, caramelle e prodotti tipici della pastorizia, quale l’aaruul (derivato dallo yogurt fatto seccare). In missione, invece, dobbiamo correre a destra e a sinistra per far fronte ai continui lavori di manutenzione. Questa volta stiamo lottando con i tubi dell’acqua congelati, l’altra volta con la pompa del pozzo bruciata, … e poi con il riscaldamento quando e’ saltata la corrente elettrica per 1 giorno e mezzo!
Infine, una domenica pomeriggio, stanco dopo tutte le attivita’ anche con un vento gelido faccio due passi e arrivo quasi inaspettatamente al piccolo monastero buddista dietro la collina. Come la gher di Narantuya che non ha la correte elettrica, anche qui c’e’ una sola lampada a olio accesa e tutto e’ freddo. In un angolo c’e’ un monaco seduto che legge il libro ai fedeli che vanno a consultarlo. Con reverenza mi avvicino, salutandolo e presentandomi. Mi sembra una persona cordiale e nasce un amichevole colloquio. Lui conosce la nostra chiesa cattolica e sono colpito quando mi dice: “L’amicizia va al di la’ della religione”.
L’amicizia come la neve rende incantevole l’ambiente. E’ l’ambiente del Natale, nel quale il bambin Gesu’ ci invita fiduciosi a camminare  sotto quella colte bianca e magica.

p. Daniele Giolitti

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