Celebrazione Eucaristica |
Lo scorso 17 giugno è stata per noi una data
particolarmente significativa: la nostra piccola comunità cristiana di
Arvaiheer infatti è diventata ufficialmente parrocchia della Prefettura
Apostolica di Ulaanbaatar. Il vescovo Wenceslao Padilla ha desiderato questo
inizio ufficiale della parrocchia in concomitanza con le celebrazioni per il
ventennale della Chiesa nella terra di Gengis Khan. Solo nel 1992 infatti entravano
in Mongolia i primi tre missionari cattolici, dopo che la Santa Sede aveva
potuto ristabilire relazioni ufficiali con questo grande Paese dell’Asia
centrale; veniva così a colmarsi un grande vuoto storico, visto che passata l’esperienza nestoriana e le
legazioni pontificie al tempo dei grandi Khaan medievali, non si avevano più
avuto tracce di vita ecclesiale in queste terre. La nuova parrocchia, dedicata
a Maria, Madre di Misericordia, è un segno di vitalità per questa giovanissima
chiesa particolare e noi siamo molto grati al Signore per averci voluto parte
di questo cammino di evangelizzazione, che continua con rinnovato entusiasmo.
Per noi concretamente questo cammino è
iniziato nel 2006, quando ci siamo trasferiti ad Arvaiheer – capoluogo della
provincia di Uvurkhangai. Dopo aver trascorso i primi tre anni (2003-2006) ad
Ulaanbaatar per l’apprendimento della lingua e lo studio della realtà, ci siamo
offerti di iniziare una nuova presenza laddove la Chiesa non si era ancora mai
stabilita e il discernimento ci ha portati qui, a 430 km dalla capitale, dove
finisce una delle pochissime strade asfaltate di tutto il Paese, ai bordi del
deserto del Gobi. Abbiamo allora preso in affitto una locanda in paese ed
avviato le trattative per l’ottenimento del permesso di svolgere attività
religiose: si trattava di far comprendere alle autorità locali l’identità e la
missione della Chiesa, oltre che di conoscere la situazione locale e stringere
relazioni di amicizia e collaborazione. Dopo alterne vicende e svariati
traslochi siamo finalmente giunti a Yagaan Tolgoi, il quartiere della “collina
rosa”, ai margini del centro abitato, dove il comune nel 2008 ci ha assegnato
un terreno per svolgere le nostre attività. Già dall’anno precedente, in
un'altra zona dove ci era stato temporaneamente concesso di stare, avevamo
iniziato ad incontrare la gente, radunare i bambini per il dopo scuola e
offrire una semplice e discreta presenza di preghiera e fraternità. Fin
dall’inizio abbiamo scelto di svolgere le nostre attività in alcune gher, le tradizionali tende in legno e
feltro da sempre utilizzate come dimora dai pastori mongoli. Sul nuovo terreno
abbiamo anche potuto costruire una casa in mattoni, che in questi mesi stiamo
ampliando per poter accogliere il crescente numero di persone che chiedono di
venire a trascorrere qualche tempo con noi missionari e missionarie della
Consolata. L’ampliamento prevede anche una sala per la catechesi e le svariate
attività formative che offriamo. In questi anni intanto si è formato un piccolo
gruppo di catecumeni, che a cominciare dal 2010 hanno ricevuto il battesimo.
Il 17 giugno dunque, in un clima semplice di
gioia, il vescovo è venuto a presiedere l’eucaristia domenicale e a consegnarci
l’atto ufficiale che sancisce l’inizio della nuova parrocchia; il testo, “dato
presso la gher-chiesa dedicata a Maria, Madre di Misericordia”, reca la data
del 20 giugno 2012: è infatti alla Consolata che affidiamo questa nuova
famiglia di credenti, che la Chiesa ora riconosce ufficialmente e a cui
consegna il mandato di annunciare il vangelo e renderlo sempre più vivo nei
cuori di chi già crede. La festa era iniziata il giorno prima, al suono degli
strumenti musicali tradizionali di un gruppo di artisti locali, che nella
nostra gher dedicata alle attività
ricreative avevano offerto un piccolo concerto al vescovo e a un ristretto
numero di ospiti giunti dalla capitale; a festeggiare la nuova parrocchia
c’erano anche la Madre Generale delle Missionarie della Consolata, Sr. Simona
Brambilla e la consigliera Sr. Cecilia Pedrosa, che nei giorni precedenti
avevano potuto conoscere direttamente la vita della nostra comunità ed offrire
le loro riflessioni durante la novena della Consolata.
Dopo la messa il vescovo ha anche benedetto
una statua della Consolata, fattaci arrivare direttamente da Torino per il
gentile interessamento dei nostri confratelli (soprattutto p. Carlo Garrone e
p. Michelangelo Piovano). E’ protetta da una nicchia posta al centro del nostro
terreno, ben visibile a chiunque vi entra e realizzata dalla nostra gente, che
nelle scorse settimane si è data un gran da fare a raccogliere pietre di varie
dimensioni, prodigandosi per dare degna dimora alla statua; hanno persino preso
alcune zolle di prato dal fiume per trapiantarle intorno al pilone e renderlo
così il più bello possibile. In una terra resa molto secca dai rigidi inverni
ventosi e dalla vicinanza del deserto, è un segno molto bello vedere un piccolo
fazzoletto di prato verde! Anche questo aiuterà a trovare attraverso Maria
l’acqua viva.
Nell’omelia il vescovo ha incoraggiato la piccola
comunità a continuare in questo stile semplice di testimonianza e annuncio,
tradotto in segni concreti di carità e compassione. Ha inoltre sottolineato una
caratteristica del nostro apostolato: quella di viverlo in comunione,
missionari e missionarie che condividono gioie e fatiche, manifestando in modo
più completo la missione della Chiesa. È quanto intendiamo continuare a vivere,
sperimentandone tutta la ricchezza.
p. Giorgio Marengo
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